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Stato francese Francois Hollande

Sconfitti i taglialingue Magdi Allam è prosciolto "Non è islamofobo". Sconfitti i taglialingue Magdi Allam è prosciolto
"Prosciolto". Vittoria! Per il Consiglio di disciplina dell'Ordine nazionale dei giornalisti non sono colpevole di "islamofobia". È una vittoria della libertà d'espressione promossa coraggiosamente dal Giornale. È una vittoria di tutti gli italiani a cui i taglialingue nostrani ed islamici avrebbero voluto vietare la critica all'islam come religione.
Per ora ho ricevuto ieri per il tramite del mio avvocato Gabriele Gatti solo due righe in stile-telegramma: "Comunicasi che il Consiglio Disciplina Nazionale nella seduta del 10 dicembre 2014 lo ha prosciolto. Segue notifica del provvedimento". È innanzitutto una cocente sconfitta dell'Ordine dei giornalisti e del suo presidente Enzo Iacopino che sono stati costretti ad auto-sconfessarsi dopo aver fatto propria l'accusa di "islamofobia" aggiungendoci altre accuse ridicole come l'aver "violato l'obbligo di esercitare la professione con dignità e decoro" "non aver rispettato la propria reputazione" "aver compromesso la dignità dell'Ordine professionale" "non aver rafforzato il rapporto di fiducia tra la stampa e i lettori".
In questa vicenda che rappresenta un gravissimo attentato alla libertà d'espressione Iacopino farebbe bene a dimettersi. E la smetta di pararsi dietro ai formalismi cercando di far apparire il "Consiglio di disciplina" come un organo autonomo rispetto all'Ordine dei giornalisti. Com'è possibile che sul profilo Facebook dell'avvocato che ha presentato l'esposto e poi il ricorso all'Ordine nazionale presieduto da Iacopino tra gli ultimi 16 post ben 5 sono di Iacopino evidenziati da commenti elogiativi: "Il bellissimo post del presidente dell'Ordine dei Giornalisti" "Ancora una lezione dal presidente dell'Ordine dei Giornalisti" "Leggete questo bello e coraggioso post del presidente dell'Ordine dei Giornalisti"? È solo una coincidenza che nel 2010 Iacopino scrisse la prefazione al libro di Angela Lano "Verso Gaza in diretta dalla Flottila" e sempre lo stesso avvocato dei militanti islamici difese l'autrice in tribunale da chi l'aveva duramente criticata? Il mio proscioglimento è ovviamente una sconfitta per la strategia dei militanti che vorrebbero imporci il divieto assoluto di criticare l'islam Allah il Corano Maometto la sharia il jihad la poligamia le bambine ridotte a schiave sessuali la lapidazione degli adulteri l'impiccagione degli omosessuali la decapitazione degli infedeli e l'uccisione degli apostati così come vorrebbero che accettassimo acriticamente le moschee le scuole coraniche i tribunali sharaitici le banche e gli enti assistenziali islamici.
Lo straordinario risultato dell'Ordine dei giornalisti che si auto-sconfessa si è avuto innanzitutto grazie alla condivisione e solidarietà del direttore Alessandro Sallusti e delle prestigiose firme del Giornale che hanno anche concorso alla scrittura del libro "Non perdiamo la testa. Il dovere di difenderci dalla violenza dell'islam". Importante è stata la solidarietà espressa da giornalisti di diverse testate tra cui Libero Corriere della Sera e Repubblica. Fondamentale è stata la disapprovazione nei confronti di Iacopino espressa da Bruno Tucci ex presidente dell'Ordine dei giornalisti del Lazio da Franco Abruzzo ex presidente dell'Ordine dei giornalisti della Lombardia e dal magistrato Guido Salvini. Determinante è stata la memoria difensiva stesa magistralmente dall'avvocato Gabriele Gatti che ha confutato il fondamento legale del reato di islamofobia ha sostenuto la legittimità della critica alla religione sottolineando che il vilipendio non è assoluto ma in riferimento alle persone che l'articolo 19 della Costituzione non tutela la religione ma la libertà dei singoli di professarla infine ha sottolineato il fatto che l'Ordine dei giornalisti confonde tra il diritto di critica che è assolutamente lecito e il diritto di cronaca che io non ho mai violato. In parallelo Gatti facendo riferimento ai comportamenti dell'avvocato degli islamici che mi ha denunciato ha evidenziato che "sorge il dubbio che la sua battaglia non sia per la legalità ma per eliminare – in senso figurativo – Magdi Cristiano Allam considerato non un avversario bensì un nemico un nemico che non deve parlare".
Dal canto mio che si dimetta o meno Iacopino proseguirò la mia battaglia di civiltà per l'abolizione dell'Ordine dei giornalisti un residuato del fascismo. Così come proseguirò costi quel che costi la mia missione contro i nostri aspiranti carnefici i taglialingua islamici che vorrebbero ridurre a schiavi di Allah l'intera umanità. Almeno per ora possiamo gridarlo forte: l'islamofobia non passerà! di Magdi Cristiano Allam 14/12/2014
http://www.ioamolitalia.it/editoriale/sconfitti-i-taglialingue-magdi-allam-e-prosciolto--non-e-islamofobo.html
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SALVIAMO GLI ITALIANI
Siamo in guerra. È la terza guerra mondiale. Una guerra finanziaria. Ma anche una guerra relativista. Che sta devastando l'economia reale e ci sta spogliando della certezza di chi siamo. Con l'obiettivo di ridurci a semplici strumenti di produzione e consumo della materialità in un mondo governato dalla dittatura dei poteri imprenditoriali e finanziari nel contesto di una umanità meticcia azzerando le radici le identità i valori le regole e la civiltà.

NO EURO
Liberiamo l'Italia dalla schiavitù dell'euro dall'ingiustizia del signoraggio monetario dall'inganno del debito pubblico creato dalle banche dalla dittatura della finanza speculativa globalizzata. Riscattiamo la sovranità monetaria e nazionalizziamo la Banca Centrale d'Italia. Quindi no all'euro no all'austerità no al Fiscal Compact no al Mes no al Patto di stabilità no al Pareggio di bilancio iscritto nella Costituzione che ci costringono a sottrarre annualmente 75 miliardi di euro dal fabbisogno interno per corrispondere a dei parametri relativi al rapporto deficit-Pil e debito-Pil nonché al pareggio di bilancio privi di fondamento scientifico e sconfessati dall'esperienza.

NO ALLA DITTATURA EUROPEA
Io amo l'Italia è favorevole all'uscita dell'Italia da questa Unione Europea che complice la nostra classe politica ci impone l'80% delle leggi nazionali che sono la semplice trasposizione di direttive e risoluzioni impregnate di relativismo materialismo buonismo soggettivismo giuridico multiculturalismo e islamicamente corretto. In questo contesto lo Stato viene del tutto delegittimato e svuotato della sovranità legislativa e nazionale in aggiunta alla totale perdita della sovranità monetaria.

FEDERALISMO DEI COMUNI AUTONOMI E REPUBBLICA PRESIDENZIALE
Al centro della riforma dello Stato i Comuni autonomi sul piano amministrativo e finanziario uniti da un vincolo confederale che si rapportano direttamente con uno Stato più forte credibile ed efficiente retto da una Repubblica Presidenziale in cui il capo dello Stato eletto direttamente dagli italiani assume il potere esecutivo corrispondendo al capo del Governo. Liberiamo l'Italia dallo Stato padrone-ladrone eliminando gli Enti inutili e onerosi (Senato Regioni Province Municipalizzate Partecipate) e dalla dittatura della partitocrazia consociativa.
Io amo l'Italia vuole la fine dello Stato padrone ladrone vessatorio e corrotto che finisce per diventare il principale nemico dei cittadini delle famiglie delle imprese e delle comunità locali.

COSTITUENTE PER RIFORMARE LO STATO
Sì a una Costituente per la riforma della classe e della cultura politica affinché siano finalizzati a conseguire il bene comune. Liberiamo l'Italia dalla partitocrazia che ha mercificato del potere gestendolo in modo consociativo mettendo al centro i cittadini i valori le regole e il bene comune

TASSA UNICA COMUNALE AL 20%
Tassa unica con una sola aliquota al 20% da corrispondere ai Comuni
Liberiamo l'Italia dal furto legalizzato di uno Stato ladrone e carnefice che ci dissangua con il più alto livello di tassazione al mondo costringendo gli imprenditori all'evasione fiscale e al lavoro nero per poter sopravvivere. Abbattendo drasticamente i costi dello Stato si potrà pervenire ad una tassa unica al 20% da corrispondere ai Comuni che devolveranno una quota allo Stato per la solidarietà e sussidiarietà nazionale.

LO SVILUPPO AGLI IMPRENDITORI
Affidare lo sviluppo e favorire gli imprenditori privati italiani che operano nell'ambito dell'economia reale e reinvestono gli utili in Italia. Mettiamo gli imprenditori nella miglior condizione possibile per svolgere il ruolo di protagonisti dello Sviluppo. Liberiamo l'Italia dalla catastrofe dello Stato-imprenditore che ha dilapidato il denaro pubblico vessato i cittadini offerto servizi inadeguati. Tuteliamo le imprese e i prodotti italiani in Italia e nel mondo.

TURISMO TERRA TECNOLOGIA
Liberiamo l'Italia dalla gabbia ideologica della competizione globalizzata e investiamo nel patrimonio ambientale culturale e umano

AUTONOMIA ENERGETICA E ALIMENTARE
Indipendenza energetica investendo nelle fonti energetiche pulite sicure e rinnovabili compreso il riciclaggio dei rifiuti e nel trasporto non inquinante economico sicuro ed efficiente. Liberiamo l'Italia dalla schiavitù del petrolio e del gas che inquinano l'ambiente e nuocciono alla salute. Liberiamo l'Italia dai poteri automobilistici e petroliferi forti Fiat ed Eni in testa che hanno lucrato alle spalle degli italiani congestionato le città inquinato l'ambiente e peggiorato la qualità della vita

TUTELA E MESSA IN SICUREZZA DEL TERRITORIO NAZIONALE
Un piano straordinario per la messa in sicurezza del territorio nazionale è l'investimento migliore per tutelare e valorizzare il nostro principale patrimonio l'ambiente che custodisce il nostro ineguagliabile patrimonio culturale e accoglie il patrimonio umano che ha espresso eccellenze in tutte le attività. E' questo il nostro nuovo Piano Marshall capace di favorire la piena occupazione e stabilità lavorativa

LAVORO PER TUTTI = DOVERE PER TUTTI
In Italia è possibile conseguire il traguardo della piena occupazione affermando il principio che il lavoro è un dovere prima ancora di essere un diritto e che ad ogni compenso deve corrispondere una prestazione lavorativa. Il lavoro per tutti diventerà realtà quando corrisponderà al dovere per tutti. Liberiamo l'Italia dalla cultura sindacale che predica il diritto al lavoro e produce disoccupazione.

PIU' FIGLI ITALIANI
Liberiamo l'Italia dal suicidio-omicidio demografico promuovendo la famiglia naturale dalla deriva del relativismo sostenendo la maternità attraverso congrui sussidi e agevolazioni riconoscendo il valore economico del lavoro domestico favorendo la natalità degli italiani e diffondendo la cultura della vita.

SCUOLA CHE GARANTISCE IL LAVORO
La riforma della scuola che renda i giovani "Protagonisti del presente". Liberiamo l'Italia dalla cultura dell'istruzione statalista relativista buonista che sforna diplomati incompetenti irresponsabili e disoccupati

DIGNITA' AD ANZIANI DISABILI AMMALATI
Una riforma della Sanità pubblica che garantisce il diritto alla salute di tutti mantiene la Tessera sanitaria per tutti è regolamentata dallo Stato e gestita dagli imprenditori privati. Liberiamo l'Italia dalla malasanità che danneggia la salute e sperpera i soldi dei cittadini

LAVORO CASA SCUOLA PENSIONI SUSSIDI: PRIORITA' AGLI ITALIANI
Prima gli italiani nell'assegnazione di posti di lavoro case popolari scuole pensioni e sussidi sociali. Affermiamo con orgoglio il principio che gli italiani hanno il diritto di godere di una vita dignitosa nella nostra "casa comune"

GRATIS RICICLAGGIO RIFIUTI URBANI ACQUA CORRENTE POTABILE AMBIENTE PULITO COPERTURA WI-FI
Disponibilità gratuita di acqua potabile ambiente pulito e copertura rete Internet in quanto servizi vitali

LA RESPONSABILITA' CIVILE E PENALE DEI MAGISTRATI
La legge deve essere uguale per tutti compresi i magistrati che al pari di tutti i cittadini devono avere la responsabilità civile e penale per gli atti commessi nell'esercizio della loro funzione. Vogliamo una Giustizia indipendente che non si sostituisca né al potere politico né al potere legislativo. Liberiamo l'Italia dalla dittatura della magistratura golpista che cambia i governi a suon di dossier-bomba ad orologeria e del linciaggio mediatico

INFORMAZIONE CORRETTA E RESPONSABILE
Liberiamo l'Italia da un sistema della comunicazione che mistifica la realtà favorisce il degrado sociale e pratica il linciaggio mediatico degli imputati

PRIORITA' ALLA SICUREZZA DELLO STATO
Priorità alla sicurezza dello Stato. Concentriamo le risorse nell'efficienza delle forze dell'ordine per fronteggiare le minacce interne. Razionalizzare l'organizzazione delle Forze Armate finalizzandole alla difesa della frontiera nazionale. Liberiamo l'Italia dagli oneri delle missioni internazionali infruttuose e salviamo la vita dei nostri militari inutilmente a rischio

STOP ALL'IMMIGRAZIONE
Liberiamo l'Italia dall'ideologia del buonismo che lede i nostri interessi e affermiamo una politica dell'integrazione con regole precise finalizzate al bene comune. Diamo vita a un nuovo Ministero dell'Identità nazionale Cittadinanza Integrazione e Cooperazione allo Sviluppo

NO MOSCHEE
Stop alla costruzione di nuove moschee per salvaguardare la nostra civiltà laica e liberale dalla minaccia islamica. Liberiamo l'Italia dall'ideologia del relativismo e prendiamo atto che pur nel rispetto dei musulmani come persone dobbiamo difenderci dall'islam in quanto religione incompatibile con la nostra civiltà
Io amo l'Italia vuole un'immigrazione regolamentata sulla base delle nostre necessità effettive degli oneri economici e sociali sostenibili della condivisione da parte degli immigrati dei valori assoluti e universali della sacralità della vita della pari dignità tra uomo e donna della libertà di scelta compresa la libertà religiosa del rispetto delle regole della civile convivenza che si sostanziano di diritti e doveri.
Io amo l'Italia s'impegna a far rispettare la legge anche nei confronti dei clandestini e degli irregolari che tentano di entrare o risiedono comunque in Italia in modo illegale decretando l'immediata espulsione come sanzione per il reato di tentativo di ingresso illegale o di soggiorno illegale. La legge deve essere uguale per tutti quindi anche per loro.
Io amo l'Italia riconosce sostiene ed è orgogliosa della verità storica delle radici giudaico-cristiane che unitamente all'eredità della filosofia greca e del diritto romano al contributo del pensiero illuminista e della cultura umanista hanno consentito l'affermazione della civiltà laica e liberale dell'Europa.
Consideriamo una minaccia alla nostra civiltà laica e liberale l'avvento al potere di regimi integralisti estremisti e terroristi islamici sulla sponda meridionale ed orientale del Mediterraneo in aggiunta alla diffusione del radicalismo islamico nel cuore dell'Europa forte di una fitta rete di moschee scuole coraniche enti assistenziali e finanziari islamici tribunali che emettono sentenze sulla base della sharia la legge coranica.
Nel doveroso rispetto da parte delle autorità politiche della libertà di coscienza di ciascun individuo Io amo l'Italia difende il principio di territorialità della legge senza concessioni all'ideologia del multiculturalismo e senza deroga alcuna verso atti usi e costumi degli immigrati e degli autoctoni convertiti nel nome del rispetto di vere o presunte specificità religiosi o culturali che devono uniformarsi alla legislazione vigente italiana al pari degli autoctoni.
Io amo l'Italia nella convinzione che i musulmani come persone debbano essere rispettati e amati come qualsiasi altra persona sostiene tuttavia che noi italiani non possiamo e non dobbiamo rinunciare al diritto-dovere di usare la ragione per entrare nel merito dei contenuti del Corano del pensiero e della vita di Maometto della sharia ovvero dei pilastri dell'islam prendendo atto che i musulmani come persone possono essere moderati ma che l'islam come religione non è affatto moderata perché oggettivamente risulta in flagrante contraddizione con i diritti fondamentali della persona internazionalmente riconosciuti.
Io amo l'Italia vuole il blocco nella costruzione di nuove moschee in Italia nonché l'accertamento che le moschee esistenti operino nel pieno rispetto delle nostre leggi nella condivisione dei valori non negoziabili alla vita alla dignità e alla libertà religiosa. In ogni caso la presenza di una nuova moschea non potrà avverarsi senza il consenso della cittadinanza residente attraverso l'istituto democratico del referendum.
Io amo l'Italia afferma in particolare il divieto assoluto di legittimare la sharia di promuovere e consentire l'applicazione nel territorio nazionale del diritto islamico in quanto suscettibile di attentare ai valori fondanti dell'Ordinamento italiano a partire dalla sacralità della vita di tutti ai principi della libertà di scelta religiosa compresa la libertà di un musulmano di convertirsi ad altra religione o credo senza essere automaticamente condannato a morte per apostasia e della pari dignità tra l'uomo e la donna di fronte alla legge riconosciuti dalle tradizioni giuridiche occidentali. Al riguardo Io amo l'Italia chiede l'immediata abrogazione per legge dell'obbligo prescritto dai Paesi musulmani della conversione all'islam del cittadino italiano che vuole sposare una immigrata musulmana.
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La libertà religiosa nel mondo islamico. I casi di Marocco e Tunisia
Islam-s Newsletter
L'intellettuale tunisino Mohammed Charfi nel suo saggio Islam et liberté. Le malentendu historique commentando il versetto 256 della sura coranica La vacca che recita "Non c'è costrizione nella fede"[1] ha scritto:
"Con parole divine così chiare ci si sarebbe aspettati che gli ulema costruissero una bella teoria della libertà di coscienza. Ma così non è stato. Al contrario ci hanno trasmesso una serie di regole che attentano alla libertà di coscienza sia dei musulmani che delle genti del Libro e degli altri."[2]
Dopo avere ribadito che il diritto islamico è un'elaborazione umana una codifica nei secoli delle fonti del diritto ovvero del Corano e della Tradizione Charfi conclude che "per numerosi aspetti la sharia è stata costruita dagli uomini contro i principi coranici"[3]. Quanto alla libertà di culto sottolinea che "lo statuto islamico delle minoranze è complesso. E' fatto di tolleranza notevole per l'epoca e di discriminazioni inaccettabili oggi"[4]. Viene ribadita la triste condizione dei copti in Egitto che pur essendo presenti sul territorio da ben quattordici secoli prima della conquista islamica si vedono attualmente costretti ad abbandonare il paese in quanto vittime di una persecuzione continua[5]. Ultimo ma non meno importante Charfi denuncia che "l'idea più disastrosa che hanno avuto gli ulema la loro invenzione più orribile e che è oggi la principale tara della sharia è quella di avere eretto l'apostasia a infrazione punita con la punizione estrema la pena di morte."[6]
Ne consegue che nel mondo islamico la questione della libertà religiosa costituisca uno degli argomenti dirimenti nel dibattito circa il rapporto tra l'islam e i diritti umani. Sin dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo del 1948 la libertà religiosa ha rappresentato uno degli scogli principali per la ratifica del documento da parte degli Stati a maggioranza islamica.
L'articolo 18 della Dichiarazione Universale dei diritti dell'Uomo afferma che "ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero di coscienza e di religione; tale diritto include la libertà di cambiare di religione o di credo e la libertà di manifestare isolatamente o in comune e sia in pubblico che in privato la propria religione o il proprio credo nell'insegnamento nelle pratiche nel culto e nell'osservanza dei riti."
Ebbene già nel 1948 l'Arabia Saudita non aderì alla Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo ritenendola per molti aspetti in contrasto con i dettami dell'islam. Le motivazioni ufficiali di tale rifiuto sono state raccolte in un Memorandum del governo saudita dal quale emerge una posizione ultra-conservatrice nel rifiutare l'adesione al documento internazionale:
"Il diniego da parte del nostro stato non significa affatto indifferenza nei riguardi degli obiettivi che questi documenti [cioè le carte internazionali] si propongono di perseguire cioè la dignità dell'uomo [...] il nostro rifiuto significa piuttosto la volontà irremovibile di proteggere garantire e salvaguardare la dignità dell'uomo [...] in virtù del dogma islamico rivelato da Dio e non in virtù di legislazioni ispirate da considerazioni materialiste e perciò soggette a continui cambiamenti"[7].
A queste obiezioni di fondo seguono poi tre riserve specifiche che giustificano ulteriormente il rifiuto. Nella fattispecie si esprime il diniego del Regno Saudita ad ammettere il matrimonio della donna musulmana con il non musulmano ad ammettere la possibilità per il musulmano di cambiare religione ovvero di riconoscere il diritto alla libertà di coscienza e ad ammettere la liceità dei sindacati per i lavoratori. Due riserve su tre riguardano la libertà di religione. Inoltre la prima conferma quanto sostenuto da Ann Elizabeth Meyer ovvero che nel mondo islamico "le questioni relative alla libertà religiosa e quelle relative alla condizione della donna sono strettamente connesse"[8].
Nella stessa circostanza anche l'Egitto e altri paesi arabi espressero riserve riguardo agli articoli concernenti la libertà di religione e di coscienza e alla libertà di matrimonio indipendentemente dall'appartenenza religiosa sulla base del fatto che erano in contrasto con la sharia.
In seguito nel 1990 al Cairo la XIX Conferenza islamica dei ministri degli Esteri ha approvato quella che è nota come la Dichiarazione del Cairo sui Diritti Umani nell'islam[9]. Qui all'articolo 1.a si legge quanto segue:
"Tutti gli esseri umani formano una famiglia i cui membri sono uniti dalla sottomissione a Dio e dal fatto di essere tutti discendenti di Adamo. Tutti gli uomini sono uguali dal punto di vista della dignità umana e dell'adempimento dei doveri e delle responsabilità senza alcuna discriminazione di razza colore lingua sesso religione appartenenza politica condizione sociale o altro. La vera fede garantisce un accrescimento di tale dignità sulla via dell'umana perfezione."
Apparentemente viene garantita la libertà di culto tuttavia all'articolo 10 si afferma che "l'islam è la religione naturale dell'uomo. Non è lecito sottoporre quest'ultimo a una qualsivoglia forma di pressione o approfittare della sua eventuale povertà o ignoranza per convertirlo a un'altra religione o all'ateismo" negando quindi la possibilità di conversione.
Ebbene il 30 giugno 2000 le nazioni dell'Organizzazione della Conferenza Islamica che di recente ha cambiato la propria denominazione in Organizzazione per la Cooperazione Islamica hanno ufficialmente deciso di ratificare la Dichiarazione del Cairo.
Le critiche mosse al documento soprattutto per quanto concerne la questione della libertà religiosa hanno spinto all'elaborazione nel 1994 della Carta Araba dei Diritti dell'Uomo della Lega degli Stati Arabi[10] dove l'articolo 2 ricalcando l'articolo 1 della Dichiarazione del Cairo recita:
"Tutti gli Stati firmatari della presente Carta s'impegnano a garantire a ogni persona che si trovi sul loro territorio e sottoposta alla loro autorità di godere di tutti i diritti e libertà indicati in questa Carta senza distinzione di razza di colore di sesso di lingua di religione di opinione politica di origine nazionale o sociale di ricchezza di nascita o di altra condizione senza nessuna discriminazione tra uomini e donne."
Negli articoli seguenti per la precisione agli articoli 26 e 27 si dettagliano maggiormente le posizioni circa la libertà di religione:
"Art. 26. È garantita la libertà di credo pensiero e opinione a tutti gli individui.
Art. 27. Ogni individuo qualunque sia la religione a cui appartiene ha il diritto di praticare i propri riti religiosi; inoltre ha il diritto di esprimere il proprio pensiero con la parola con la pratica o con l'insegnamento senza pregiudizio dei diritti altrui; non potranno essere poste restrizioni alla libertà di credo di pensiero e di opinione se non sono previste dalla legge."
E' evidente che essendo la maggior parte dei paesi membri della Lega araba[11] membri al contempo dell'Organizzazione per la Cooperazione Islamica[12] ci si trova innanzi a una sorta di schizofrenia che vede queste nazioni oscillare tra l'adesione a una organizzazione internazionale che fa prevalere l'islamicità e l'adesione all'organismo internazionale fautore dell'arabicità. La stessa schizofrenia è quella si osserva negli stessi paesi nel momento in cui tendono a una laicizzazione o a un adeguamento alle convenzioni internazionali sui diritti dell'uomo pur desiderando non venire meno ai precetti islamici[13].
La scelta di analizzare la libertà religiosa in Marocco e Tunisia è dovuta a due ragioni principali. La prima risiede nel fatto che si tratta di due paesi della sponda sud del Mediterraneo che rappresentano modalità diverse di coniugare l'islam religione di Stato con la necessità di legiferare nel senso moderno del termine. La seconda ragione è legata al fatto che sono i primi due paesi a maggioranza islamica da cui provengono gli immigrati residenti in Italia. In base ai dati del bilancio demografico nazionale stilato dall'Istat al 31 dicembre 2009 risultano residenti nel nostro paese 431.529 marocchini e 103.678 tunisini [14].
E' universalmente ammesso che l'islam non è una realtà omogenea non è un monolite. Gli effetti di sostrato l'appartenenza a diverse scuole del diritto islamico ma soprattutto la mancanza di un'Autorità che conferisca una lettura univoca delle fonti della religione islamica fanno sì che l'approccio alla religione sia dal punto di vista del culto personale sia dal punto di vista ufficiale differisca totalmente da un paese all'altro[15].
Come si è già avuto modo di affermare Marocco e Tunisia sono realtà sostanzialmente diverse anche se le costituzioni di entrambi paesi dichiarano l'islam religione di Stato. E' comunque lecito domandarsi fino a che punto un riconoscimento costituzionale dell'islam abbia significato pratico e non rappresenti soltanto un vuoto dogma programmatico. Ciononostante l'ancoraggio alla dogmatica islamica in una costituzione significa quantomeno un preciso obbligo del potere politico a non opporsi in modo eclatante ai principi dell'islam. Sulla scia comunque della sempre maggior reislamizzazione dell'area i principi costituzionali relativi all'islam acquistano tuttavia una nuova dimensione e all'islam spetta un peso maggiore in tutti gli ambiti della vita.
In Marocco il legame con l'islam non è solo costituzionale. Dal 1957 è una monarchia il cui sovrano Mohammed VI al pari di Abd Allah II di Giordania vanta una discendenza diretta da Maometto. Il monarca marocchino si fregia inoltre del titolo di amir al-mu'minin ovvero "principe dei credenti" che in base all'articolo 41 della nuova costituzione "veglia al rispetto dell'islam. E' garante del libero esercizio dei culti. Presiede il Consiglio superiore degli ulema incaricato di studiare le questioni che gli vengono sottoposte […] sulla base dei principi dei precetti e dei disegni tolleranti dell'islam."[16] L'islam ha quindi in Marocco un garante nella persona del monarca.
Per venire alla questione della libertà religiosa all'articolo 3 della nuova costituzione si dichiara che "l'islam è la religione di Stato che garantisce a tutti il libero esercizio dei culti". Ebbene in Marocco attualmente la popolazione è rappresentata al 987% da musulmani all'11% da cristiani e allo 02% da ebrei[17]. A riguardo di quest'ultima comunità vale la pena ricordare che viene persino menzionata nel Preambolo laddove si afferma che l'unità dello Stato del Marocco è "nutrita e arricchita dagli affluenti africano andaluso ebraico e mediterraneo" a ribadire l'appartenenza della cultura ebraica al sostrato marocchino. Non a caso anche nel Codice della Famiglia riformato nel 2004 si dichiara all'articolo 2 che "i marocchini di confessione ebraica sono sottomessi alle regole dello Statuto personale ebraico marocchino"[18].
Nello stesso articolo si sottolinea – ai punti 3 e 4 – che i dettami enunciati si applicano "a qualsiasi relazione tra due persone qualora una delle due sia marocchina" e "a qualsiasi relazione tra due persone di nazionalità marocchina qualora una delle due sia musulmana". Evidenziando quindi che pur garantendo il libero esercizio dei culti il Regno del Marocco in presenza di due cittadini marocchini di fede diversa privilegia quello di fede musulmana. In base a questa logica lo stesso Codice al Capitolo II relativo agli "Impedimenti temporanei" al matrimonio al punto 4 dell'articolo 39 vieta "il matrimonio di una musulmana con un non musulmano e il matrimonio di un musulmano con una non musulmana a meno che non appartenga alle Genti del libro". Questo punto è all'origine di numerosi casi nel nostro paese di donne marocchine che volendo contrarre un matrimonio civile con un cittadino italiano si sono viste negare il nullaosta dal proprio consolato in mancanza di un certificato di conversione all'islam del futuro marito[19].
Un ulteriore contributo nello studio della libertà religiosa in Marocco proviene dal Codice penale di questo paese. Dagli articoli 220 e 222 si evince che l'affermazione costituzionale della libertà dei culti è limitata alla componente musulmana della popolazione. L'articolo 220 esordisce in modo generico quando recita:
"Chiunque tramite violenza o minacce ha costretto o ha impedito a più persone l'esercizio di un culto o d'assistere all'esercizio di questo culto è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con un'ammenda da 200 a 500 dirham."
Ma poi prosegue vietando ogni sorta di proselitismo diretto o indiretto:
"E' punito con la stessa pena chiunque utilizzi dei mezzi di seduzione con lo scopo di fare vacillare la fede di un musulmano o di convertirlo a un'altra religione sia sfruttandone la debolezza o i bisogni sia utilizzando a questo fine gli istituti d'insegnamento di salute asili o orfanotrofi. In caso di condanna la chiusura dell'istituto che è stato utilizzato per commettere il reato può essere ordinata sia definitivamente sia per una durata che non può superare i tre anni."
Il Rapporto 2010 sulla Libertà religiosa nel mondo elenca infatti un numero significativo di espulsioni di religiosi dal Marocco: il 29 marzo 2009 quando cinque missionari evangelici sono stati interrogati ed espulsi; il 4 dicembre 2009 l'arresto di 17 cristiani marocchini e stranieri accusati di avere svolto attività di evangelizzazione; il 5 febbraio 2010 è stato espulso un missionario evangelico e nel marzo dello stesso anno decine di cristiani sono stati espulsi.[20] Nell'ottobre 2008 è stato tra l'altro pubblicato un elenco di "nemici dell'islam moderato" da parte dell'istituzione religiosa Dar al-hadith al-hassaniyya su richiesta del sovrano Mohammed VI. Tra i nemici figurano sciiti salafiti atei cristiani evangelici[21].
Concerne invece più da vicino la libertà religiosa dei musulmani stessi l'articolo 222 del Codice penale in cui si legge: "Colui che è notoriamente conosciuto per la sua appartenenza alla religione musulmana rompe ostensibilmente il digiuno in un luogo pubblico nel periodo del ramadan senza motivo ammesso da questa religione è punito con la reclusione da sei mesi e un'ammenda da 12 a 120 dirham."
Quindi non viene ammessa per il cittadino marocchino nato da padre musulmano la possibilità di essere laico e quindi di non praticare un obbligo rituale.
In Tunisia invece il tentativo di elaborare una legislazione laica seppur in conformità con l'islam viene attuato con un relativo successo dal fondatore della Tunisia moderna Habib Bourguiba. Nel 1956 fu promulgata la nuova costituzione in cui all'articolo 1 si dichiarava che "la Tunisia è uno Stato libero indipendente e sovrano: la sua religione è l'islam la sua lingua è l'arabo e il suo regime è la repubblica" e all'articolo 5 che "la Repubblica tunisina garantisce le libertà fondamentali e i diritti dell'uomo nella loro accezione globale complementare e interdipendente. La Repubblica tunisina ha per fondamento i principi dello Stato di diritto e del pluralismo e opera per la dignità dell'uomo e lo sviluppo della sua personalità. […] La Repubblica tunisina garantisce l'inviolabilità della persona umana e la libertà di coscienza e protegge il libero esercizio dei culti a patto che non turbi l'ordine pubblico."[22] Ciononostante l'articolo 38 prevede che la religione del Presidente della Repubblica tunisina debba essere musulmano[23].
Forse è l'estrema laicità imposta sia da Bourguiba che da Ben Ali la ragione per cui la Tunisia presenta una situazione apparentemente migliore rispetto ad altri paesi islamici in generale e al Marocco in particolare sulla tematica della libertà religiosa. Sebbene in linea di principio non sia possibile per un tunisino diventare cristiano – così come di fatto non lo è per nessun musulmano – si assiste ultimamente ad alcune conversioni tra i tunisini non di origine straniera[24]. L'International Religious Freedom Report. July-December 2010 del Dipartimento di Stato americano riferisce comunque che "mentre il governo non proibisce la conversione dall'islam a un'altra religione né richiede la registrazione della conversione gli ufficiali occasionalmente discriminano i convertiti dall'islam".[25] Lo stesso Rapporto ricorda che sebbene gli appartenenti alla setta Bahai siano considerati eretici in seno all'islam e vengano perseguitati in Iran e fortemente discriminati in Egitto[26] la Tunisia ne consente la pratica e autorizza l'organizzazione di incontri privati tra i seguaci. Per quanto riguarda la comunità ebraica il governo tunisino pre-rivoluzionario non solo consentiva la libertà di culto ma ne stipendiava il Rabbino capo.
A partire dal gennaio 2011 ovvero dalla fuga di Ben Ali a seguito della Rivoluzione dei gelsomini la situazione tunisina risulta critica. Il rientro nel paese dei principali esponenti legati all'estremismo islamico banditi dal precedente regime ha già fatto sentire le proprie conseguenze. Il 26 giugno scorso un centinaio di estremisti islamici ha tentato di bloccare la proiezione del film-documentario sul radicalismo islamico Ni Allah ni maitre della regista tunisina dichiaratamente atea Nadia El Fani presso il cinema AfricArt di Tunisi. Gli slogan dei manifestanti erano inequivocabili: 'La Tunisia è uno Stato islamico' oppure 'Allahu Akbar'. Inoltre la trentina di salafiti arrestati durante i tumulti è stata ben presto rilasciati. Ironia della sorte sarà invece Nadia El Fani a dovere comparire davanti alla giustizia.
L'avvocato tunisino Monaem Turki unitamente ad altri due colleghi ha chiesto di avviare un'inchiesta contro la regista al fine di impedire la proiezione della pellicola in Tunisia in quanto blasfema e contro i valori islamici. Il 13 luglio la procura della Repubblica presso il tribunale di prima istanza di Tunisi ha purtroppo confermato l'apertura di un'inchiesta nei confronti della El Fani.
In un comunicato reso pubblico l'8 luglio scorso il Ministero della Cultura tunisino presieduto dall'accademico Ezzeddine Beschaouch aveva tenuto a precisare che "il film non ha ricevuto alcuna sovvenzione statale né prima né dopo la rivoluzione" del gelsomino. Il documento ricorda altresì alle persone preposte di "verificare ogni informazione prima di diffonderla per evitare qualsiasi provocazione e turbamento nell'opinione pubblica." [27]
Il simbolo del riformismo laico di Habib Bourguiba è comunque senza dubbio il Codice dello Statuto personale varato anch'esso nel 1956. Qui la sezione dedicata al matrimonio non prevede come impedimento il caso di un marito non musulmano quindi lo Stato tunisino non dovrebbe richiedere la conversione all'islam del futuro sposo.[28] Tuttavia alcuni giuristi tunisini sostengono che l'impedimento esista e sia contenuta dall'articolo 5 in cui si afferma che "i due futuri sposi non si devono trovare in uno dei casi di impedimento previsti dalla legge". Ebbene l'espressione nel testo arabo che si riferisce agli "impedimenti previsti dalla legge" è "mawani' al-shar'iyya". L'aggettivo shar'iyya può essere interpretato sia come "previsti dalla legge" intesa come legge dello Stato sia come "legge divina" che in arabo è per l'appunto shari'a.[29] L'ultima interpretazione viene privilegiata poiché tutte le scuole giuridiche islamiche sia sunnite che sciite sono unanimi nel proibire questo tipo di unione poiché il divieto proviene da una prescrizione coranica esplicita: "Non sposate donne idolatre finché non abbiano creduto è meglio una schiava credente di una sposa idolatra anche se vi piace e non date donne credenti in spose a degli idolatri finché essi non abbiano creduto è meglio lo schiavo credente di uno sposo idolatra anche se vi piace."[30]
Nel 1962 una circolare del Segretario di Stato all'Interno ma soprattutto la circolare 660 del 19 ottobre1973 del Ministero della Giustizia ricordavano agli ufficiali dello stato civile il divieto di matrimonio tra una musulmana e un non musulmano. Quest'ultima circolare insiste sulla nullità di questo tipo di matrimonio a meno che il futuro marito non si converta all'islam. Le due circolari hanno fatto sì che non solo in Tunisia ma anche all'estero una tunisina si veda negato il nullaosta al matrimonio civile dal proprio consolato qualora il futuro coniuge non si converta all'islam[31].
Il dibattito sulla libertà religiosa è ancora aperto e acceso in tutto il mondo islamico e probabilmente non si esaurirà facilmente a causa della già menzionata mancanza di autorità centrale nell'islam e di una interpretazione ufficiale e univoca del testo coranico e della Tradizione. La speranza è quella di vedere prevalere nel lungo periodo interpretazioni illuminate dell'islam come quelle di Mohammed Charfi citato all'inizio del presente articolo.
[1]Tutte le citazioni coraniche in questo articolo sono tratte da Il Corano a cura di Alberto Ventura traduzione di Ida Zilio-Grandi Mondadori Milano 2010.
[2] Mohammed Charfi Islam et liberté. Le malentendu historique Casbah Editions Algeri 2000 71.
[3] Ibid. 73.
[4] Ibid. 74.
[5] Si vedano a riguardo la denuncia dell'intellettuale egiziano Tarek Heggy nel suo celebre articolo "Se fossi copto" in Tarek Heggy Le prigioni della mente araba a cura di Valentina Colombo Marietti Milano; Libertà religiosa nel mondo. Rapporto 2010 Aiuto alla Chiesa che Soffre Roma 2010 173-179.
[6] Mohammed Charfi op.cit. 76.
[7] Citazione tratta da Andrea Pacini (a cura di) L'islam e il dibattito sui diritti dell'uomo Edizioni Fondazione Giovanni Agnelli Torino 1998 8; per il testo completo del Memorandum saudita si veda idem 33-52.
[8] Ann Elizabeth Meyer Islam and Human Rights. Tradition and Politics Westview Press Oxford 2007 174.
[9] Il testo integrale in italiano della Dichiarazione si trova in Andrea Pacini (a cura di) op.cit. 221-228.
[10] Per il testo integrale in italiano della Carta si veda Andrea Pacini (a cura di) op.cit. 229-236.
[11] Gli Stati membri della Lega Araba sono i seguenti: Giordania Emirati Arabi: Bahrein Tunisia Algeria Gibuti Arabia Saudita Sudan Siria Somalia Iraq Oman Palestina Qatar Comore Kuwait Libano Libia Egitto Marocco Mauritania Yemen.
[12] Gli Stati membri dell'Organizzazione per la Cooperazione Islamica sono i seguenti: Afghanistan Albania Algeria Arabia Saudita Autorità Nazionale Palestinese Azerbaigian Bahrain Bangladesh Benin Brunei Burkina Faso Camerun Ciad Comore Costa d'Avorio Egitto Emirati Arabi Uniti Gibuti Gabon Gambia Giordania Guinea Guinea-Bissau Guyana Indonesia Iran Iraq Kazakistan Kuwait Kirghizistan Libano Libia Malesia Maldive Mali Marocco Mauritania Mozambico Niger Nigeria Oman Pakistan Qatar Senegal Sierra Leone Siria Somalia Sudan Suriname Tagikistan Togo Tunisia Turchia Turkmenistan Uganda Uzbekistan Yemen.
[13] Si veda a riguardo il fondamentale saggio Mohamed-Chérif Ferjani Islamisme laicité et droits de l'homme L'Harmattan Parigi 1991.
[14] Si vedano i dati generali al link http://demo.istat.it/str2009/index.html
[15] Sulla poliedricità e sulle divisioni interne dell'islam si veda Henri Laoust Gli scismi dell'islam nuova edizione a cura di Valentina Colombo ECIG Genova 2002.
[16] Per il testo integrale in francese della nuova costituzione approvata da un referendum popolare nel 2011 si veda http://www.maroc.ma/NR/rdonlyres/2298ADD6-703C-471E-B924-A5E4F396FEA2/0/TexteintégralduprojetdenouvelleConstitution.pdf
[17] I dati sono tratti dal CIA World Factbook aggiornato all'agosto 2011 si veda https://www.cia.gov/library/publications/the-world-factbook/geos/mo.html
[18] Per il testo integrale in francese del Codice della Famiglia marocchino si veda http://www.justice.gov.ma/MOUDAWANA/Codefamille.pdf
[19] Uno dei casi più recenti è avvenuto a Laives in provincia di Bolzano dove in seguito la coppia solo grazie all'aiuto di un avvocato ha ottenuto dal Tribunale di Bolzano l'autorizzazione a procedere al matrimonio senza nullaosta del consolato. Si veda http://archiviostorico.corriere.it/2010/giugno/21/Non_converte_all_Islam_Comune_co_8_100621019.shtml
[20] Libertà religiosa nel mondo. Rapporto 2010 Aiuto alla Chiesa che Soffre Roma 2010 347-349.
[21] Ibid. 348.
[22] Per il testo della Costituzione tunisina in francese si veda http://www.jurisitetunisie.com/tunisie/codes/constitution/menup.html.
[23] Parimenti alla costituzione della laica Siria che all'articolo 3 dichiara che "La religione del Presidente deve essere l'islam. La sharia è una fonte principale della legge."
[24] Libertà religiosa op.cit. 506.
[25] http://www.state.gov/documents/organization/171746.pdf
[26] Sulla condizione dei Bahai in Egitto e Iran si veda Valentina Colombo "Bahai" in Islam. Istruzioni per l'uso Mondadori Milano 59-61.
[27] Per i dettagli del caso si veda Valentina Colombo "Addio ai Gelsomini. Inizia dai film la censura salafita in Tunisia" L'Occidentale 24 luglio 2011 http://www.loccidentale.it/node/108162
[28] Si veda per la sezione relativa al matrimonio http://www.jurisitetunisie.com/tunisie/codes/csp/Csp1020.htm.
[29] Sul dibattito in Tunisia circa l'interpretazione dell'articolo del Codice dello Statuto personale si vedano Hafidha Chekir Le statut des femmes entre les textes et les résistances. Le cas de la Tunisie Chama Tunisi 2000; Lynn Welchman Women and Muslim Family Laws in Arab States Amsterdam University Press Amsterdam 2007 46-48.
[30] Corano II 221.
[31] Uno dei casi di cui si è più parlato è quello di Sallouha Khalfallah e Luigi Dal Marro malato terminale al quale era stato chiesto di convertirsi in Tunisia si veda l'articolo di Magdi Allam "Amo una musulmana ma mi impediscono di sposarla" Corriere della Sera 29 giugno 2004 http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2004/06_Giugno/29/allam.shtml.
di Valentina Colombo 08/06/2012
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L'Egitto mette fuorilegge i Fratelli Musulmani in quanto "organizzazione terroristica". Ma l'Occidente li sostiene nonostante il massacro di civili L'Egitto mette fuorilegge i Fratelli Musulmani in quanto
(www.lanuovabq.it) - Il 25 dicembre 2013 il Consiglio dei Ministri egiziano ha dichiarato ufficialmente i Fratelli musulmani "un'organizzazione terroristica". Ad accelerare la decisione del governo l'attentato a un edificio della polizia nella città di Mansoura avvenuto la Vigilia di Natale. Il contenuto del comunicato illustra chiaramente le motivazioni che affondano le radici nella storia contemporanea dell'Egitto: "L'intero territorio egiziano dal profondo Nord al profondo Sud è stato sconvolto all'alba di martedì 24 dicembre 2013 dall'atroce crimine commesso dal movimento dei Fratelli musulmani che ha causato l'esplosione di un edificio della sicurezza nella regione di Dahqaliya provocando sedici martiri e più di centotrenta feriti la maggior parte dei quali coraggiosi poliziotti egiziani e i restanti pacifici cittadini di Mansoura. Tutto questo è avvenuto in un contesto che ha assistito all'ascesa pericolosa della violenza del movimento [dei Fratelli musulmani] contro l'Egitto e gli egiziani. Questo è avvenuto a seguito di una dichiarazione esplicita della Fratellanza in base alla quale avrebbe continuato come sempre a ricorrere solo alla violenza per realizzare i propri fini a partire dalla uccisione del Primo Ministro Mahmud Fahmi al-Nuqrashi e l'omicidio del giudice al-Khazandar negli anni Quaranta del secolo scorso sino agli eventi del 2012 e i crimini commessi in piazza Rabia al-Adawiyya passando per le azioni punitive nei confronti dei membri che abbandonavano il movimento per il tentato omicidio del presidente Gamal Abd al-Nasser negli anni Cinquanta l'uccisione dello shaykh al-Dhahabi e del presidente Anwar al-Sadat negli anni Settanta e Ottanta. A tutto ciò si aggiunge la messa al rogo delle chiese che ha caratterizzato la vita del movimento. Il movimento ha superato ogni limite immaginabile con l'attentato di ieri a al-Mansoura poiché si è trattato di un tentativo triste di riportare indietro il tempo e di fermare il cammino del popolo egiziano verso la costruzione di uno Stato libero democratico in cui regnano la giustizia sociale e la generosità umana a partire dal referendum per la costituzione che è alla base di questo nuovo Stato che annuncia in modo definitivo la fine del passato oscuro e orribile che rappresenta la prima fase della roadmap che condurrà il nostro popolo e il governo ad adempiere necessariamente tutte le promesse fatte".
Il documento ribadisce la ferma decisione a non cedere ai ricatti rappresentati da eventuali attentati alla sicurezza pubblica:
"A riguardo il Consiglio dei Ministri ha stabilito che non vi sarà alcun ritorno al passato che non è possibile né per l'Egitto in quanto Stato né per l'Egitto in quanto popolo cedere al terrorismo del movimento dei Fratelli musulmani anche qualora i loro crimini superassero ogni limite posto dall'etica dalla religione e dall'umanità".
Per tutte le ragioni appena esposte il Consiglio dei Ministri ha deciso di dichiarare il movimento dei Fratelli musulmani un movimento terroristico e la loro organizzazione un'organizzazione terroristica così come inteso all'articolo 86 del codice penale con tutto ciò che ne consegue:
1. applicazione delle pene previste dalla legge a chiunque partecipi alle attività del movimento o della organizzazione oppure parla scrive o appoggia in qualsiasi modo la Fratellanza e a chiunque ne finanzi le attività;
2. applicazione delle pene previste dalla legge a chiunque si unisca al movimento o alla organizzazione e continui ad essere membro del movimento o della organizzazione dopo la pubblicazione del presente comunicato.
3. Comunicare la presente decisione alle nazioni arabe che hanno sottoscritto gli accordi per la lotta contro il terrorismo nel 1998.
4. Affidare alle forze armate e alle forze di polizia per proteggere i luoghi pubblici la polizia supervisionerà alla protezione delle università e salvaguarderà i nostri figli studenti dal terrorismo di questo movimento.
Il nostro nobile popolo oggi conosce bene la natura di questo movimento e la realtà dei loro piani come sa bene che non esiste altra alternativa alla roadmap nonostante si tratti di un'ardua impresa questo nonostante le vittime tra i suoi figli tra i poliziotti i soldati dell'esercito che sostengono totalmente il nostro popolo e il governo. Che l'Egitto viva libero che il suo nobile popolo viva libero… resterà l'Egitto e cadrà il terrorismo."
Il comunicato qui tradotto integralmente è lucido e coraggioso ma soprattutto è obiettivo poiché ripercorre la storia di sangue della Fratellanza storia che ha portato per ben tre volte alla loro messa al bando ufficiale. Comunicato obiettivo perché ribadisce quel che molti egiziani in particolare e arabi in generale ripetono da tempo: la moderazione dei Fratelli musulmani non esiste. Una vignetta del siriano Sahar Burhan ripubblicata di recente dal Courier International lo scorso ottobre raffigura una targa con la scritta "Fratelli musulmani. Un'arma a doppio taglio" sovrastata dalle due spade incrociate che figurano nel logo della Fratellanza. Non solo. E' interessante ed è sintomo di una profonda conoscenza del movimento il punto 1 dove si prevede una punizione anche nel caso della connivenza ideologica. Nel novembre 2010 la televisione norvegese mandava in onda un documentario a cura del giornalista di origine irachena Walid al-Qubaisi proprio sui Fratelli musulmani in Europa. Ebbene quando al-Qubaisi intervista Mahdi Akef ex Guida Suprema dei Fratelli musulmani costui dichiara: "Chi crede nell'idea fondamentale dei Fratelli Musulmani è un fratello musulmano. Questa persona dovrebbe servire il paese nel quale vive. E conformarsi alle leggi e alle regole dai principi dei Fratelli Musulmani. […] Noi diamo alle persone la libertà di esprimere il proprio pensiero esattamente nel modo che vogliono". Quindi non è essenziale essere un membro ufficiale del movimento è sufficiente condividerne l'ideologia e gli obiettivi.
Sarà questa una delle difficoltà che dovrà affrontare il governo egiziano: individuare ogni singolo anello della catena umana che minaccia il paese. Anelli fondamentali di questa catena sono le università principali luoghi di reclutamento della Fratellanza. Non a caso il 28 dicembre le università egiziane sono state scenario di scontri violenti tra studenti legati ai Fratelli musulmani che hanno attaccato e giovani a favore del rinnovamento. Gli atenei da al-Azhar alle università statali sono state letteralmente messe a ferro e fuoco.
Purtroppo la decisione del governo egiziano dovrà affrontare persino l'ostilità dell'Occidente. Il ministro degli esteri americano John Kerry pur condannando gli eventi di al-Mansoura ha dichiarato di essere contrario alla decisione del consiglio dei ministri egiziano e di essere invece favorevole a una soluzione politica. Non stupiscono le sue parole essendo stati gli USA i principali sostenitori della Fratellanza sin dall'ormai lontano gennaio 2011. Stupiscono invece perché gli USA hanno posto Hamas nella lista delle organizzazioni terroristiche e Hamas all'articolo 2 del proprio Statuto dichiara senza mezze parole di essere la filiale palestinese dei Fratelli musulmani. Anche una portavoce del Home Office britannico ha riferito che la Gran Bretagna non seguirà automaticamente la decisione del governo egiziano. Come biasimarla. Sarebbe alquanto imbarazzante per il suo paese la cui Chatham House ovvero la più prestigiosa istituzione di studi internazionali ha conferito nel 2012 il proprio premio annuale a Rached al-Ghannouchi leader dei Fratelli musulmani tunisini.
Di fatto sarà molto difficile e imbarazzante per tutti i governi occidentali prendere atto e applicare la decisione del governo egiziano. L'Europa e gli USA hanno accolto e accolgono ancora oggi molti appartenenti ai Fratelli musulmani sul proprio territorio nella convinzione che si tratti di "estremisti moderati". La maggior parte delle moschee in Occidente sono gestite da associazioni legate per lo meno ideologicamente con i Fratelli musulmani. Riconoscere le decisioni del governo egiziano significherebbe quindi pronunciare un difficile mea culpa ma soprattutto significherebbe modificare tutte le politiche di sicurezza interna che hanno visto e vedono l'Occidente illudersi di potersi fidare dei più abili camaleonti islamici. Il risultato dell'appeasement nei loro confronti purtroppo si può trasformare solo in una pericolosa arma di ricatto la stessa arma che oggi i Fratelli musulmani stanno usando per le strade egiziane contro i loro concittadini. L'Egitto ha compreso sulla propria pelle che essere accondiscendenti non serve a nulla e l'Egitto sta agendo senza pietà e con coraggio contro una serpe in seno. Inoltre i Fratelli musulmani stanno già cercando di abbandonare il paese che li ha visti nascere. L'Europa li accoglierà nuovamente? L'Europa sappia però che offrirà riparo a quelli che sarà costretta a definire non più "estremisti moderati" bensì "terroristi moderati".
http://www.lanuovabq.it/it/articoli-fratelli-musulmani-messi-al-bando-definitivamente-8077.htm
di Valentina Colombo 30/12/2013
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NON ESISTEREBBE LA GALASIAH JIHADISTA SE NON ESISTESSE IL CRIMINE DELLA LEGA ARABA SHARIAH ONU! ]
Nuove orrori dai jihadisti dell'Isis attivi in Iraq e in Siria: alcune foto che documentano la decapitazione di altre 13 persone sono state diffuse dal Site. Secondo l'Isis le vittime sono combattenti di tribù sunnite irachene che si oppongono a loro (i cosiddetti Cavalieri di Al-Aman) catturati 10 giorni fa fra Tikrit e Al-Alam.
"Obama ti sgozzeremo perché sei infedele. Verremo fino al centro di New York": suona così la nuova farneticante minaccia dello Stato islamico (Isis) agli Stati Uniti che da quest'estate guidano una coalizione internazionale benedetta anche da Russia e Iran contro i jihadisti dell'Isis padroni da tempo di ampie regioni di Iraq e Siria. L'inedita minaccia contro gli Stati Uniti è stata pronunciata non dal 'califfo' Abu Bakr al Baghdadi leader del gruppo jihadista ma da uno dei tanti miliziani comparso in un video diffuso oggi su Internet nel quale si mostra l'ennesima raccapricciante scena di una decapitazione. Il filmato contiene anche scioccanti scene di bambini che infieriscono ridendo sul corpo senza testa della vittima. La vittima è un "maiale alawita" in riferimento a un soldato governativo siriano membro della stessa comunità a cui appartengono i clan al potere in Siria da mezzo secolo. Intanto nel nord ovest della Siria prosegue l'altra guerra tra il regime siriano e il variegato fronte di insorti tra cui qaedisti.
Questi hanno oggi espugnato due basi militari lealiste nella regione di Idlib poco lontano dal principale asse stradale Damasco-Aleppo quasi del tutto in mano alle truppe governative e alle milizie sciite libanesi irachene e iraniane alleate del regime siriano. La decapitazione di cui si è avuta notizia oggi è avvenuta come recita la didascalia del filmato della durata di circa quattro minuti nella regione siriana di Dayr az Zor. Il video si apre con un interrogatorio sommario del militare trascinato a terra e poi legato su una panchina da alcuni jihadisti. Da circa dieci giorni l'Isis assedia l'aeroporto militare di Dayr az Zor ed è riuscito a uccidere e a fare prigionieri alcuni militari governativi rimasti a difendere una delle ultime roccaforti lealiste nell'estremo oriente siriano al confine con l'Iraq. La vittima del video pubblicato oggi è probabilmente uno dei prigionieri dell'aeroporto militare. Dopo averlo insultato e aver letto la condanna a morte il boia esegue la decapitazione. Il capo è appoggiato sul corpo a terra della vittima. Dal collo sgorga il sangue. Il jihadista afferma che "il maiale alawita" è stato ucciso perché "miscredente". "Come lui anche tu sei miscredente Barack Obama" tuona il miliziano con una fascia nera sulla fronte. "E come lui sarai condannato. Verremo fino al centro di New York per sgozzarti come abbiamo sgozzato lui" assicura col dito alzato verso il cielo il jihadista in ginocchio vicino al cadavere del soldato. Il filmato prosegue con le immagini del corpo e della testa della vittima trasportati a bordo di un pick-up nella campagna di Dayr az Zor. Quindi la conclusione più orrenda: il cadavere senza testa viene mostrato appeso per le spalle a un muro lungo la strada. La testa con le palpebre chiuse appoggiata sul collo ancora sanguinolento. E alcuni bambini e ragazzi che scherniscono e infieriscono sul cadavere. http://www.ansa.it/sito/notizie/flash/2014/12/15/isis-video-obama-ti-sgozzeremo-perche-sei-infedele_a08eb0fa-124e-4fa1-8166-cf751f751283.html
Giulietto Chiesa è stato rilasciato
"Grazie all'ambasciatore italiano. In Europa c'è una deriva fascista"
16 dicembre 2014. Giulietto Chiesa arrestato ieri a Tallinn è stato rilasciato ieri attorno alle 22. Il giornalista ed ex europarlamentare ha ringraziato "per il suo intervento deciso e per la maestria professionale" l'ambasciatore in Estonia Marco Clemente. Secondo quanto raccontato dalla moglie di Chiesa l'ambasciatore avrebbe detto alle autorità locali: "Io non me ne vado finchè non lo lasciate libero". Una "plateale violazione di tutte le norme di diritto nazionale internazionale europeo e mondiale" un episodio "che dice fino a che punto la degenerazione fascista in Europa ha proceduto" ha commentato Chiesa sul suo sito di informazione online. La polizia lo ha prelevato in albergo e portato in commissariato per un provvedimento di espulsione spiccato nei suoi confronti.
http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2014/12/15/giulietto-chiesa-arrestato-in-estonia_1c6d17fe-fbf7-4e57-9f09-57a57ed4c746.html
https://www.facebook.com/profile.php?id=100005904018889 SE, KIEV RISPETTAVA LA COSTITUZIONE? POI, NON AVEVA BISOGNO DI REALIZZARE UN GOLPE: CONTRO LA COSTITUZIONE! SATANISTI CIA MASSONI MERKEL HANNO VIOLATO LE REGOLE DEL GIOCO DEMOCRATICO! QUALE VALORE HA LA SOVRANITà DEL POPOLO DEL DONBASS, CON UN GOLPE MASSONICO NATO, DI CECCHINI CIA, CHE, RUSSOFONI HANNO   DOVUTO SUBIRE IN OBBEDIENZA ALLA COSTITUZIONE DELLA BIBBIA DI SATANA IL FONDO MONETARIO, CHE SEMPRE DI PIù SI DIMOSTRA UN ARMA POLITICA, PER SOLLEVARE IL REGNO DELL'ANTICRISTO? USA UE LEGA ARABA ONU, NON HANNO PIù NESSUNA RELAZIONE CON I DIRITTI UMANI E LE SOVRANITà NAZIONALI COSTITUZIONALMENTE STABILITE! non esiste più una sovranità che, potrebbe appartenere al popolo schiavo, perché, i massoni regime, sistema partiti lobby, hanno rubato ai popoli schiavi la sovranità monetaria per Rothschild!  non esiste più una sovranità che, potrebbe appartenere al popolo schiavo, perché, i massoni regime, sistema partiti lobby, hanno rubato ai popoli schiavi la sovranità monetaria per Rothschild! MOSCA, 16 DIC - Il presidente russo Vladimir Putin ha discusso del conflitto nel sud-est dell'Ucraina, con il capo di Stato francese Francois Hollande. Lo fa sapere il Cremlino precisando che Putin ha sottolineato "la necessità di mettere fine alle violenze e allo spargimento di sangue da parte di Kiev e iniziare un dialogo diretto" con i separatisti filorussi, denominati dall'uomo forte di Mosca "rappresentanti del sud-est del Paese".
Cameron è un massone: quindi, come tutti i massoni, è uno dei più grandi criminali della storia del genere umano, un traditore! come può tutta la nazi shariah LEGA ARABA, essere legittimata, se uno dei ministri palestinesi, quello dell'Infarto, poi, è potuto diventare ministro, dopo, avere assassinato due bambini israeliani? QUINDI, PER I FARISEI NWO, AMMAZZARE UN BAMBINO ISRAELIANO: è DI BUON AUSPICIO! Lega ARABA, US Onu 322 UE NATO FMI, Spa, sono una mafia criminale assoluta!
Pakistan: Cameron, attacco orribile
"Scioccanti le notizie sul massacro di bambini"
http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/europa/2014/12/16/pakistan-cameron-attacco-orribile_2be7d840-291f-4c99-a886-1da1f6f8485f.html
LONDRA, 16 DIC - ''Un attacco atroce e vile''. Così la premio Nobel Malala Yousafzai ha definito il massacro in Pakistan. ''Sono straziata da questo atto di terrorismo assurdo e spietato'', ha aggiunto.

Questa NON è una testata giornalistica

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